Budapest
Testo e musica di Peppe Fonte
Ventiquattro ore passano e sono niente
Ventiquattro ore passano sono una vita
È andato via senza problemi
Il bene e il male qui non lo dice Dio
Ha preparato la sua barca a vela
ha messo dentro la sua libertà
ha preparato la sua borsa bianca
ha chiuso dentro la seconda vita
Perché che te ne fai
di un’esistenza che non hai
e poi quanti di noi
sognano Budapest
scendono a Budapest
pensano Budapest
Ha regalato la sua moto al cane
che ha messo in moto ed è volato via
ha regalato diciassette anni
a un uomo nero che non sbaglia mai
Gli ha detto non lo sai
che il nostro tempo perde guai
e poi quanti di noi
sognano Budapest
scendono a Budapest
pensano Budapest
Ventiquattroore passano e sono niente
ventiquattro ore passano sono una vita
a Budapest non torna sai
la barca a vela non l’ha avuta mai
e lui dice che Budapest
poi torna a Budapest
quando è solo ripete che Budapest
poi in silenzio lui piange Budapest
e torna a Budapest
e scende a Budapest
e sogna Budapest
Giggia dove sei
Testo e musica di Peppe Fonte
Dietro il ponte una valigia importante
e Maria che torna indietro
questa guerra non finisce e noi
chissà se lo sapremo
Lui convinto che l’Italia romana
non è poi così lontana
l’equatore è così bello ma
Giggia dove sei
chissà se ce la fai
Giggia dove sei
chissà se ce la fai
se penso il giorno nel bosco di Cellara
anche la guerra diventa meno amara
Tutto poi sarà
fino all’eternità
tutto poi sarà
fino all’eternità
E non posso ridargliela indietro
questa nuova millecento
pensa a Ghita come piacerà
pensa a Gianni che la guida già
chissà se capirai
Giggia se capirai
chissà se capirai
Giggia se capirai
che non importa vivere due volte
a cinquant’anni mi sento ancora forte
Tutto poi sarà
fino all’eternità
tutto poi sarà
fino all’eternità
Le partite senza la fortuna
si vincono aspettando
la telesa non s’insegue mai
Giggia che lo sai
Ai nipoti che crescono in fretta
quanta voglia di spiegare
la mia moda, questa mia modernità
gli stivali verdi e lui che grida già
Giggia dove sei
chissà se ce la fai
Giggia dove sei
chissà se ce la fai
Tutto poi sarà
fino all’eternità
tutto poi sarà
fino all’eternità
Sobborghi
Testo e musica di Piero Ciampi
Passeggiando per Corso Vercelli
compreremo bellissime cose
e nella pace di San Siro
sosteremo in un cortile
ed è là che ti voglio prendere
ma alla fine del principio
mi dirai sconvolta
andiamo via di qui
non siamo più ragazzi
E così finirà come sempre
dietro una porta chiusa a chiave
sopra un letto disfatto
dentro ad una stanza buia
la luce delle stelle spenta
su due corpi comuni
che si cercano distanti
senza amore sono avidi di sesso
E poi perché dici di amarmi
Per andare avanti?
Dove?
No.
Ombrelli soli
Testo e musica di Peppe Fonte
Scenderanno le stelle
sulle nostre città
saranno nuvole
di cartapesta
Ti dirò che stasera
cambierò le lenzuola
mentre la notte ormai
scende dalla finestra
E tu in silenzio dirai
che soltanto per me
cambieresti un po’ te
Ombrelli soli noi
di un temporale rosa
bicchieri rotti noi
di un ristorante aperto
aperto se
da qualche parte del mondo
malgrado noi
saremo unici
aperto se
Scenderanno le stelle
sul tuo viso di seta
che all’improvviso poi
è fuoco nella tempesta
Troveremo la casa
in un’altra città
con il toscano che
si sente dalla finestra
Ed io in silenzio saprò
Che soltanto per te
ho cambiato anche me
Non passeranno mai
i nostri quattro giorni
e non è vero poi
che sempre insieme è meglio
Ombrelli soli noi
di un temporale rosa
bicchieri rotti noi
di un ristorante aperto
Aperto se
da qualche parte del mondo
malgrado noi
saremo unici
aperto se
aperto se
L'ultimo cow-boy
Testo e musica di Peppe Fonte
La porta è aperta devo entrare qua
vengo dal fiume dell’eternità
quelle colonne che brillavano
toccano terra come ancore
Ricordo lacrime buttate per
il soldatino senza la testa
da me l’indiano non ha vinto mai
vinceva sempre l’ultimo cow-boy
Ora son qui
pago le nuvole che passano
nel temporale su di noi
spero nell’ultimo cow-boy
Chiuda la porta ed esca via di qua
torni nel fiume dell’eternità
le mie colonne non si spengono
la luce propria buio non ne ha
Ora son qui
pago le nuvole che passano
nel temporale su di noi
spero nell’ultimo cow-boy
Questo pianoforte
Testo e musica di Peppe Fonte
Questo pianoforte
quante volte mi ha detto basta
un mare di poesie
non sono cortesie
Se ritorniamo a vivere
non è per insistere
sulla faccia un livido
l’ultimo nostro brivido
Corteggiando l’alba
saltano gli inferni
figli di una giostra
che spara ad una fossa
È vero che
Se canto poi capisco
che importa se
non ho mai fatto un disco
ci proverò
come si prova il rischio
portami via
dietro le quinte della sera
Questo pianoforte
quante volte mi ha detto basta
un mare di poesie non sono cortesie
piccoli momenti
di angoli rubati
parlerò di un filo
che non ho visto mai
È vero che
se canto poi capisco
che importa se
non ho mai fatto un disco
ci proverò
come si prova il rischio
portami via
dietro le quinte della sera
I poeti di Stratò
Testo e musica di Peppe Fonte
Ma se dovessimo pensare
che non c’è più niente da fare
si finirebbe per sentire
come è difficile capire
questa piazza degli umori
bancarella dei miei tuoni
Tu mi ripeti che da sempre
non è giusta la paura
di potere anche sbagliare
mentre fuori la città
si prepara ad un natale
vedo correre sui carri
tutti i miei sogni bizzarri
E chissà
fino a quando resterai
al camino dei rimpianti
annoiatissimo
come i poeti di Stratò
che ormai
sorridono nei bar
Se ci potessimo guardare
quando l’ansia che ci assale
getta i dubbi nei cortili
questi dubbi che non hanno
forse le persone facili
passeggere di una storia
che per loro è sempre gloria
E chissà
Fino a quando resterai
al camino dei rimpianti
annoiatissimo
come i poeti di Stratò
che ormai
sorridono nei bar
Quello che ti dirò
Testo e musica di Peppe Fonte
Quello che ti dirò
è che il vento
è il nostro piccolo tormento
come la terra che camminerai
nel nostro grande giardino
dove io e te
ci tenderemo la mano
Quello che ti dirò
è che il tempo
è il nostro unico padrone
mentre la nostra età
segnerà il nostro cammino
chissà se io
ti avrò saputo spiegare
che il bene e il male
hanno la stessa madre
che babbo natale
è un uomo normale
io ti dirò
che mai
nessuno
potrà
dirti cos’è
l’amore tra noi
Quello che ti dirò
è che i brutti
sono soltanto gli occhi della notte
mentre la tua città
vive la sua indifferenza
chissà se io
ti avrò saputo spiegare
che il bene e il male
hanno la stessa madre
che babbo natale
è un uomo normale
io ti dirò
che mai
nessuno
potrà
dirti cos’è
l’amore tra noi
Questi poeti
Pavone-Fonte
Non portano segni visibili
né sorrisi facili
ma lo capisci subito
che sono cazzi acidi
La vita è una coperta
un premio di stagione
figli di madre nobile
ma debole di cuore
Disegnano i pensieri
pure nei ristoranti
per ridurre le pretese
verginità costanti
Non conoscono regole
né linguaggi fioriti
un poco sono donne
un po’ sono mariti
Questi poeti
non hanno sorelle
malinconici e testardi
incrocio delle stelle
con la rabbia
questi poeti
senza secondi tempi
centrocampisti dai passaggi lenti
Poeti in paranoia
che vanno in processione
sulle promesse fragili
del Dio delle canzoni
Sputano la pazienza
nei luridi portoni
e se ci parli troppo
si rompono i coglioni
Questi poeti
non hanno sorelle
malinconici e bastardi
incrocio delle stelle con la rabbia
questi poeti dai sentimenti forti
sono più vivi quando sono morti
Stanno dentro una pagina
oppure nei dintorni
poeti allo sbaraglio
e sempre senza soldi
poeti amici
poeti fidanzati
questi poeti
che annegano i pirati
questi poeti
che sognano un addio