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Io non ci sono più

Squilibri Editore, 2018


Crediti

 

Arrangiamenti
Andrea Terrinoni
Sciopero di un'idea, Figlio di Zorro, L'amore di nuovo, I sogni dei figli
Giuseppe Tassoni
Chissà se è tardi, Keep the beat, Io non ci sono più, Quello che ti dirò
Pietro Aldieri
Ombrelli soli
Peppe Fonte
Straordinariamente

I musicisti
Giuseppe Tassoni pianoforte e tastiere
Pietro Aldieri chitarre
Raffaele Trapasso contrabbasso
Gigi Giordano batteria
Marco Conti sax
Franco Catricalà basso

Lucio Ranieri fonico
Registrato presso gli studi Yara Records, Catanzaro


Fotografie
Anna Bruscaglin
Sonia Martello

Dipinti
Beppe Stasi

Ci incontrammo in una trattoria. La cena è stato il tempo necessario per capire che potevamo assentarci dagli altri e parlare nel dialetto della nostra terra. Mi piacque il suo modo elegante di raccontare l’arte del dipingere. L’espressione artistica ed aristocratica delle sue immagini che, improvvisamente, come per incanto, comparvero da sotto il tavolo della trattoria. Ho capito che la mia musica e le sue opere potevano viaggiare insieme. Non mi chiedete perché. Dovrei dirvi che ci sono giorni che vale la pena di uscire. Oppure dovrei dirvi che la vita è l’arte dell’incontro. Ma sarebbe anche questo banale. I cavalli di razza hanno andatura sicura, spalle larghe e non importa quando arriveranno agli altri. Arriva Beppe Stasi, diamine se arriva.

Nel tempo, note a margine

Peppe Fonte

I trattamenti finali, spesso, ci danno la dimensione dei nostri errori. A volte, nella sproporzione dei reciproci sentimenti si annidano le bugie dell’amore. L’ultimo giorno è un pezzo di strada corto, con i sanpietrini saltati ed i metri finali contati. L’ultimo giorno è ultimo per un anno soltanto. È l’unico giorno in cui è consentito pensare. E tutto quello che passa si può pure dimenticare. Tanto che importa, ce n’è un altro che arriva e si potrà cambiare. L’ultimo giorno che mi ricordo ho visto la mia pelle passare dentro i miei vecchi vestiti che ho perso. E non mi ricordo l’anno. A volte, l’ultimo giorno è solo un modo come un altro per andare oltre. Dove? E dove non lo so. Intanto, domani sarà già il primo giorno. Ed io vorrei avere la stessa voglia di sognare, ma non una voglia qualunque, solo quella di adesso, quella dell’ultimo giorno…

Nel respirare aria di festosa attesa odo lo sforzo di vuote salite. L’ora, che veloce mi porta, grida il gemito del lontanissimo vicino. Gli aghi del simbolo, nell’atto di scendere, restano. Perché di cadere non hanno più voglia. Mentre l’attimo dell’eterno filo, incredulo, simula il suo momento. Il mattino è sempre un’ipotesi. Il giorno è quello che sei. La sera, con il suo fantasma, scende uguale. Nell’imbarazzo di chi non ha fatto in tempo. È stato a questo punto che, a costo di impazzire, ho voluto capire, tentando anche di amare. Ma non sarà mai la notte di un altro a darmi la strada di un sogno.

Il pianoforte è donna. L’unica che resiste. È la clessidra della mia memoria. Mi aspetta a casa la sera e non mi chiede mai dove sono stato e con chi. È una puttana seduta. Sì, perché si fa mettere le mani addosso da tutti. Ma io non sono geloso. Perché suona, suona, suona l’accordo per me e per voi, qui, stasera.

D’amore si scrive nel bene e nel male. Si scrive perché si ama. Oppure perché è finito l’amore. Chissà quali sono le canzoni più belle? Quelle dell’amore perduto? Oppure quelle dell’amore vissuto?

Nella mia città in uno dei luoghi storici della gioventù, i giardini di San Leonardo, esiste, da sempre, un appuntamento dei giovani con la sera. Spesso, nel tempo, mi è capitato di ritrovare, impressa nella memoria, l’immagine di questa folla di ragazzi, ferma e confusa in mezzo alla strada. Non s’è mai capita la ragione, il perché, di questa puntualissima macchia di giovani della sera. La verità è un’altra: sulle panchine di quei giardini per molti di noi c’è stato il tempo per tutto. Anche il tempo per ascoltare la voce, qualunque, di coloro che per una vita intera hanno tentato, invano, di salire sul carro dei sogni. Ed è proprio lì, in questa terra di nessuno della mia città che mi è capitato, a volte, di ascoltare i versi, muti ed annoiati, dei poeti di Stratò.

Ci sono giorni in cui sentiamo più forte il ritmo del tempo che scorre. Al punto che una giornata che passa ci sembra il riassunto di tutto ciò che abbiamo vissuto e che, spesso, non abbiamo capito. Sono questi i giorni in cui dovremmo lasciare tutto da parte: il lavoro, il dovere, la voglia di arrivare. E, perché no?, anche il dispiacere che proviamo a non andare d’accordo con gli altri. Quante volte abbiamo pensato di essere finiti male, ed invece, eravamo, soltanto, davanti ad una giornata sbagliata. Ogni giorno che passa è sempre un capolinea. Il capolinea è un posto meraviglioso. È come il giorno. Riparte sempre uguale. Sempre da lì, da dove era appena arrivato. Oppure, da dove era appena finito (dipende dai punti di vista). Un tempo vivevo molto male la fine di un giorno. Poi, una sera, ho pensato al capolinea e, così, a bassa voce, mi sono messo a cantare.

Testi

 

I sogni dei figli

Testo e musica di Peppe Fonte


I sogni dei figli
sono case di soldi senza fatica
vestiti uguali agli altri
scelte senza pericolo
anni senza più Pasqua e Natale

I sogni dei figli
sono un giornale senza la pagina della morte
mulini intorno alle case
piatti di noia fresca
mani accanto al telefono

i sogni dei figli al mattino
non se li ricorda nessuno
la notte volano nel fumo
di una sigaretta inutile
affogati all’alba
di un negroni sbagliato
dipinti sul muro
come l’ombra
di una macchia nel buio

Scendono sulla terra
giocano alla guerra
si lasciano
non si discutono mai

I sogni dei figli cambiano
confusi dalla fine dei giochi
offesi dai fatti dei grandi
dalle stupide assenze
dalle parole
che non si sentono più

Scendono sulla terra
giocano alla guerra
si lasciano
non si discutono mai


Keep the Beat

Pavone-Fonte


Quello che mi spaventa
e se cado all’improvviso
se perdo le distanze
dagli amori finiti

Quello che mi spaventa
è il vuoto di memoria
sono appena arrivato
non mi ricordo il nome

Quello che mi spaventa
sono le intercettazioni
la guida mi disturba
mentre ascolto canzoni

Remember
keep the beat
any any any anyway
remember
keep the beat
any any any anyway

Quello che mi spaventa
è il mio cuore distratto
comincio a fare presto
elimino il contatto

Quello che mi spaventa
è la battaglia finale
lasciare le mie scarpe
gli amici a carnevale

Quello che mi spaventa
sono i pagliacci di strada
i nottambuli in cerca
della fata Morgana

Remember
keep the beat
any any any anyway
remember…


L'amore di nuovo

Testo e musica di Peppe Fonte


Ci sono giorni che sarebbe meglio evitare
evitare di parlare
evitare di parlare
per non farsi sentire

Ci sono giorni che sarebbe meglio evitare
evitare di uscire
evitare di uscire
per non farsi vedere

Ci sono giorni che sarebbe meglio evitare
evitare di sbagliare
evitare di sbagliare
per non farsi del male

Perché l’amore di nuovo
poi ti prende alle spalle
l’amore di nuovo
di nuovo l’amore

E improvvisamente
non capisci più niente
e improvvisamente
non controlli la mente
ma sono questi momenti
i momenti che senti
sono questi momenti
i momenti che senti

Ci sono giorni che sarebbe meglio evitare
evitare di andare
evitare di andare
per lasciare stare

Ci sono giorni che sarebbe meglio evitare
di telefonare
sarebbe meglio evitare
per non farsi del male

Perché l’amore di nuovo….

E improvvisamente…


Straordinariamente

L. Beretta-G. Santercole


Sì tu sei qui
straordinariamente
per me
e sto convincendomi
che è vero
sei qui
sei tu e non puoi essere
che tu
fra le mie braccia
conosco le mani
che hai
le cose che pensi e
che fai
conosco a memoria il
tuo viso
dal gelido sguardo
al tuo caldo sorriso
sì tu sei qui
straordinariamente
mia sei tu
sei qui sei la donna
che io cercavo
per me lo sai
al buio riconoscerei
la tua voce
conosco il
respiro che hai
e come baciare
ti fai
conosco il
tuo modo di amare
perché amo anch’io
come te
amo anch’io
come te
straordinario e il
tuo amore per me
per me
lo sai al buio
riconoscerei
la tua voce
conosco il
respiro che hai
e come baciare
ti fai
conosco il tuo
modo d’amare
perché amo anch’io
come te
amo anch’io
come te
straordinario è
il tuo modo d’amar
per me



Ombrelli soli

Testo e musica di Peppe Fonte


Scenderanno le stelle
sulle nostre città
saranno nuvole
di cartapesta

Ti dirò che stasera
cambierò le lenzuola
mentre la notte ormai
scende dalla finestra

E tu in silenzio dirai
che soltanto per me
cambieresti un po’ te

Ombrelli soli noi
di un temporale rosa
bicchieri rotti noi
di un ristorante aperto
aperto se
da qualche parte del mondo
malgrado noi
saremo unici
aperto se

Scenderanno le stelle
sul tuo viso di seta
che all’improvviso poi
è fuoco nella tempesta

Troveremo la casa
in un’altra città
con il toscano che
si sente dalla finestra

Ed io in silenzio saprò
che soltanto per te
ho cambiato anche me

Non passeranno mai
i nostri quattro giorni
e non è vero poi
che sempre insieme è meglio
ombrelli soli noi
di un temporale rosa
bicchieri rotti noi
di un ristorante aperto

Aperto se
da qualche parte del mondo
malgrado noi
saremo unici
aperto se
aperto se

Io non ci sono più

Fonte-Pavone


A pochi passi non mi vedo
a volte non ci credo
che sono ancora qui

A prima vista mi consegno
all’improvviso non ti amo
come vorresti tu

A lungo andare mi conosco
per una notte mi propongo
e mi diverto così

Io non ci sono più
nelle parole che pretendi
io non ci sono più
in ogni gesto che attendi
non ci sono più
negli sguardi bugiardi

Poi finisco sul balcone
una luce che conosco
rebus di quello che non sei

Poi lo scalino di sinistra
nel giardino della vita mia
e si ricomincia daccapo

Io non ci sono più
nelle parole che pretendi
io non ci sono più
in ogni gesto che attendi
non ci sono più
negli sguardi bugiardi

Io non ci sono più
quando mi vogliono padre
io non ci sono più
quando mi vogliono figlio
non ci sono più
non ci sono più
non ci sono più
non ci sono più


Figlio di Zorro

Pavone-Fonte


Convergono lontane fisarmoniche
antiche melodie
a volte mi sembra di capire
a volte di sparire

Per chi mi vuole bene
c’è sempre una finestra
per chi mi vuol sapere
c’è sempre un libro aperto

E mi rivedo sul campo
della vecchia lavanderia
spiritata mattina
di classe cristallina
alziamo barricate
siamo due punti avanti
cuori di vetro
carissime amanti

Figlio di chi
figlio di che
figlio di Zorro
e di Mandrè
figlio che viene
figlio che va
di Cino e Franco
e Gordon Fla’

E mi nascondo dietro un palo della luce
per non farmi scoprire
i primi appuntamenti femminili
non mi fanno dormire
abbiamo vissuto più di sballi che di balli
la nostra gioventù
più di trucchi che di stucchi
la nostra libertà

Figlio di chi
figlio di che
figlio di Zorro
e di Mandrè
figlio che viene
figlio che va
di Cino e Franco
e Gordon Fla’

Figlio di diverse direzioni
e delle mezze porzioni
figlio dei ritorni a casa mia
figlio della ferrovia


Chissà se è tardi

Testo e musica di Peppe Fonte


La prima volta
il tempo è più corto
inutilmente
spaghetto al dente

E le coperte
l’inverno al mare
giorni normali
erano giorni speciali

Poi il fumo negli occhi
i nostri difetti
le urla strozzate
le carte bollate

Chissà se è tardi
se è tardi
se è tardi
per un’altra volta

Chissà se è tardi
se è tardi
se è tardi
solo per salvarsi

Hanno bussato alla porta
le parole inutili
il passare del tempo
cambia il colore degli occhi

Finito l’amore
un altro sapore
respiro vicino
al nostro destino

Chissà se è tardi
se è tardi…

Li hanno visti di giorno
sbagliare le case
li hanno visti la notte
insultare le stelle


Sciopero di un'idea

Testo e musica di Peppe Fonte


Tra la gente che non sente
una mosca sul vetro
una canzone che suona
mi godo questo splendido pezzo di vita

Mentre mi passo accanto
la faccia sul cuscino
vedo un uomo che scende
le scale della bellezza

E non faccio domande
e non voglio risposte
e non chiedo a nessuno
chi è passato davanti casa mia

E allora
E quindi
E dove
E quando (2 volte)

E non mi dite le stesse cose
perché ho capito l’inganno
e conosco a memoria
le bugie degli anelli

Questa vita è una corsa
a tempo scaduto
arriveremo scalzi
dall’altra parte del traguardo

E allora
E quindi
E dove
E quando (2 volte)

Arriveremo sudati
al misterioso saluto
ci fermeremo stanchi
sui nostri rimpianti
i nostri
pensieri sporchi
faranno
sciopero di un’idea

E allora
E quindi
E dove
E quando (2 volte)


Quello che ti dirò

Testo e musica di Peppe Fonte


Quello che ti dirò
è che il vento
è il nostro piccolo tormento
come la terra che camminerai
nel nostro grande giardino
dove io e te
ci tenderemo la mano

Quello che ti dirò
è che il tempo
è il nostro unico padrone
mentre la nostra età
segnerà il nostro cammino
chissà se io
ti avrò saputo spiegare

che il bene e il male
hanno la stessa madre
che babbo natale
è un uomo normale
io ti dirò
che mai
nessuno
potrà
dirti cos’è
dirti cos’è
l’amore tra noi

Quello che ti dirò
è che i brutti
sono soltanto gli occhi della notte
mentre la tua città
vive la sua indifferenza
chissà se io
ti avrò saputo spiegare

che il bene e il male
hanno la stessa madre
che babbo natale
è un uomo normale
io ti dirò
che mai
nessuno
potrà
dirti cos’è
dirti cos’è
l’amore tra noi

…io ti dirò
che mai
nessuno
potrà
dirti cos’è
dirti cos’è
l’amore tra noi

HIDE